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MERY PER SEMPRE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 14 settembre 1989
 
di Marco Risi, con Michele Placido, Claudio Amendola, Francesco Benigno (Italia, 1989)
Nel carcere minorile di Malaspina, alla periferia di Palermo, Michele Placido insegnante-educatore provvisorio si scontra con la violenta resistenza dei giovani che tutti vogliono delinquenti. Presagio , questa "voglia" più ancora di quella violenza, di un'adulta, eterna condizione meridionale che li attende, e che ben conosciamo.

Tratto dal libro autobiografico di Aurelio Grimaldi, allontanato dall'insegnamento per i suoi metodi giudicati atipici ed ovviamente eversivi il secondo film (dopo SOLDATI: 365 ALL'ALBA) del figlio del celebre Dino si costruisce su una qualità che si fa rara nel cinema, quella della misura. Già nel soggetto, che conosciamo a memoria da tutte le prison-movies hollywoodiane: la faccia pulita del nuovo insegnante che finisce per vincere la resistenza dei più malleabili, ma si scontra con la resistenza del duro della classe. La metodologia ottusa dei sistemi tradizionali che conduce alla perdita del ragazzo difficile, rivelatosi alla fine non più mascalzone, ma eventualmente più vulnerabile degli altri.

All'interno di questo schema, la costruzione drammatica non può produrre straordinarie sorprese ed è ciò che devono avere concluso RAI e Berlusconi, rifiutando di produrre il film. E dimenticando uno dei principi vecchi come quelli di Murnau: che non conta tanto il soggetto, quanto il modo di filmarlo. E Risi lo filma bene: anche qui, facendo della discrezione, quasi del grigiore, dell'assenza comunque delle abituali esasperazioni stilistiche, la regola del suo discorso. Dando vita così ad una cronaca attenta, appoggiata sui visi, sui comportamenti autentici di giovani palermitani interpretati da non- professionisti , sulla recitazione come sempre sensibile di Michele Placido. Sui piccoli avvenimenti del quotidiano: le sopraffazioni minori, le prime violenze che ancora risentono dell'alibi della ragazzata, i pestaggi nell'angolo buio. Tutte quelle piccole, ma progressive deviazioni che diverranno col tempo affermazioni sempre più disperate d'impotenza civile.

È la grande lezione del neorealismo, quella che Marco Risi sembra riproporre con tranquilla ma ispirata efficacia: di come, da una povera cronaca di cose povere possa nascere una constatazione asciutta, priva di compiacimento, che dalla presa di coscienza commossa sappia saggiamente diluire nel rigoroso impegno morale. Senza rinunciare, per questo, al colpo di coda: come quando, introducendo nel rigore della constatazione la salutare dissonanza ambigua, incarica Michele Placido di esorcizzare quell'altra specie di potere, detenuto da Mery, il travestito del titolo. E Placido, proprio per dimostrare la sua insofferenza ad ogni tipo di costrizione sceglie l'unica via: quello di baciarlo, e sulla bocca…


   Il film in Internet (Google)

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